La ricerca del senso della vita: Perfect days

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Se sei alla ricerca del senso della vita, ti consiglio “Perfect Days”, l’ultimo film di Wim Wenders.

È una pellicola molto particolare, in cui non succede quasi nulla. Eppure, il protagonista trasmette un senso di equilibrio e di vitalità eccezionale. Sa godere dei momenti di pace, può sopportare le frustrazioni, ma anche stupirsi guardando ogni giorno lo stesso lembo di cielo. Insomma, riesce a far apparire apprezzabile, forse anche invidiabile, un’esistenza che è l’esatto contrario della vita che la società ci propone come modello desiderabile. Il suo è un percorso quotidiano basato su riservatezza, abitudini e piacere per le piccole cose della vita, molto distante dall’approccio consumistico, dal voyeurismo dei social network, come anche dall’eroismo che ci aspetteremmo nel personaggio principale di un film.  

La trama

Hirayama è un giapponese di sessant’anni. È una persona dalla vita semplice e lineare: scapolo, lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo e le sue giornate si ripetono con lo stesso ritmo settimana dopo settimana. È una persona sensibile. Cura le piante, legge libri scelti con cura, colleziona foto, ascolta musicassette rock dai ’60 ai ’70: Patti Smith, The Animals, Lou Reed. Generoso, capace di rispettare gli oggetti, ma anche di ridimensionarne il valore e cederli senza egoismo.

La rilettura psicologica

Tokyo è caotica e i suoi bagni pubblici non lo sono meno. Eppure, Hirayama riesce a mantenere il suo equilibrio interiore e a trasmettere pace e serenità anche a chi ha intorno. Gli basta prendersi una pausa nel parco di un tempio, per poter guardare con interesse il cielo, scovare piante che nascono e osservare furtivamente, con interesse, chi si è seduto vicino a lui.

Svolge uno dei mestieri forse meno desiderati al mondo, eppure lo fa con un senso di dignità e di responsabilità ineccepibili. Non lascia nulla al caso, cura ogni dettaglio.

La sua routine si ripete incessante. Si alza presto, riordina la stanza, esce, guarda il cielo, beve un caffè, lavora, si riposa negli stessi luoghi e con le stesse persone, torna a casa, si mette a letto con un libro e si addormenta. I sogni che scandiscono il passare delle nottate sono ombre in bianco e nero che rimandano alle sue giornate: scorci di cielo, momenti che si ripetono.

Nella vita gli accadono situazioni che potrebbero mandare in ansia o far maturare nervosismo. Eppure, lui rimane tranquillo. Non è imperturbabile: sente le emozioni, ma è come se le osservasse passare sul fiume restando seduto sulla riva. Se subisce un furto, se riceve un bacio inatteso o riceve una brutta notizia, non si lascia sconvolgere e non si lancia nello sfogo. La qualità della sua vita è di tipo meditativo. Sente, ma non si lascia travolgere dalle emozioni.

È quanto di più lontano dai modelli urlati e caotici che circondano le nostre vite nel quotidiano, nei media, nella politica.

Le emozioni

Mentre Hirayama, semplicemente, vive, chi osserva il film arriva alla fine con un senso di disorientamento. Per tutta la pellicola sembra di attendere qualcosa che potrebbe accadere, ma non arriva mai.

E allora non resta che la consapevolezza che ciò che abbiamo osservato è una possibilità. È il tipo di vita in cui ciascuno, senza porsi domande, vive la propria routine come l’esperienza migliore possibile. In cui le aspettative che poniamo verso noi stessi e verso il mondo si ridimensionano, perché è sufficiente ciò che c’è, e non vale la pena coltivare l’ansia per ciò che manca o arrovellarsi nella rabbia.

Riconoscere il senso della vita

Possiamo definire “Perfect days” come una pellicola esistenzialista, perché ci pone di fronte al senso dell’esistere, che in questo caso risiede nella stessa esperienza di esserci, oltre che nel vivere la pace interiore, nell’emozionarsi attraverso l’arte e nel coltivare la conoscenza.

Quando, nel mio studio, incontro persone ansiose, tese, sconfitte nelle loro battaglie o logorate dall’invidia per ciò che non hanno, mi appare nella mente un’immagine. È quella di un animale che, senza porsi domande, vive. Così è Hirayama. Non è un poveretto, è una persona che sa godere della propria vita. Quando riusciamo ad entrare in contatto con l’istinto interiore del sopravvivere (che non significa “vivere male”, ma godere della propria esistenza), ecco che le tensioni si ridimensionano.

Hirayama è l’incarnazione umana di un modo di vivere sostenibile, a contatto con i bisogni reali e non con quelli indotti dai modelli sociali o imposti dall’educazione. Per questo, credo, possa dare l’esempio a chi ha bisogno di ritrovare senso nella propria realtà. Qualcosa di simile, anche se con sfumature diverse, lo si può vedere nel film “L’intrepido”, di cui ho parlato in un articolo precedente.

Se senti la necessità di ricostruire equilibrio, pace interiore o di riconoscere i tuoi bisogni autentici, contattami. Formuleremo un piano di consulenza che ti supporti nella ricerca di senso.

Se vuoi approfondire la conoscenza della psicoterapia della Gestalt e la sua utilità per uscire da situazioni difficili, puoi leggere questo articolo.

 

Perfect Days” è un film tedesco/giapponese del 2023, diretto da Wim Wenders. Se vuoi saperne di più, puoi guardare l’intervista al regista dalla trasmissione “Che tempo che fa”.