Prevenzione dei rischi psicosociali

I fattori di rischio psicosociale dipendono da aspetti della gestione aziendale che possono produrre esiti tali da determinare danni al benessere fisico, psichico e sociale dei lavoratori. Queste condizioni possono riguardare più livelli della organizzazione: la progettazione del lavoro, la sua gestione e distribuzione, ma anche la qualità delle interazioni fra le persone.

Sono quindi fattori di rischio psicosociale tutti quegli aspetti organizzativi che, in azienda, favoriscono effetti negativi come stress prolungato, burnout, mobbing e molestie sui luoghi di lavoro.

La tutela dai rischi psicosociali per la salute e sicurezza dei lavoratori

I datori di lavoro italiani, pubblici e privati, sono tenuti alla tutela dei lavoratori dai rischi psicosociali sulla base della normativa per la sicurezza sul lavoro (in particolare a partire dal decreto n. 81 del 9 aprile 2008 “Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, che li ha citati esplicitamente).

In linea generale, la valutazione delle condizioni di rischio psicosociale (compreso il rischio stress lavoro-correlato) si sviluppa attraverso due macrocategorie di caratteristiche del lavoro: fattori di contenuto e fattori di contesto. I fattori di contenuto corrispondono alla specificità di una mansione svolta: ad esempio l’organizzazione degli orari, il carico di lavoro, la pianificazione dei compiti, le caratteristiche dell’ambiente e degli strumenti di lavoro disponibili. I fattori di contesto invece sono determinati dalle condizioni organizzative entro le quali si svolge la mansione: ad esempio la chiarezza del ruolo, la qualità delle relazioni interpersonali, il passaggio di informazioni e la presenza di momenti di scambio.

Una volta evidenziati i fattori di rischio in azienda (anche in esito alla valutazione stress lavoro-correlato) o nell’ottica di avviare azioni per favorire il benessere delle persone, si possono progettare interventi di prevenzione ad hoc.

Fare prevenzione

Gli interventi di prevenzione dai rischi psicosociali possono essere classificati sulla base del target a cui puntano: organizzazione, interfaccia persona-organizzazione, persona.

In generale, gli interventi di tipo organizzativo hanno una funzione preventiva di primo livello, nel senso che mirano a contrastare le condizioni che possono produrre disagio sui lavoratori, prima ancora che esse producano conseguenze.  Invece, le azioni finalizzate a rivedere l’interfaccia persona-organizzazione o a sostenere la persona si caratterizzano come attività di prevenzione di secondo o terzo livello. Ciò significa che sono dirette a contenere un rischio che si è presentato, in modo più o meno conclamato, con lo scopo di ridurne gli effetti.

Piani di prevenzione sull’organizzazione

Si sviluppano progetti che mirano a modificare le cause strutturali, fisiche, ambientali e procedurali che possono costituire fonti di rischio. Si tratta pertanto di analizzare la distribuzione del lavoro e ridisegnare le mansioni, rivedere processi, condizioni del lavoro, politiche di people management relative a valutazione, formazione e sviluppo del personale, ma anche di amministrazione e gestione.  

Progetti di prevenzione a livello di interfaccia persona-organizzazione

Questi interventi puntano al miglioramento delle relazioni fra le persone, tra diversi gruppi di lavoro, tra i lavoratori e la direzione. Anche in questo caso si possono avviare revisioni organizzative, tuttavia risultano particolarmente utili interventi formativi o di coaching (es. coaching diretto alle funzioni manageriali e team coaching). Lo scopo, in questo caso, è di offrire al personale tutti gli strumenti che possono sviluppare consapevolezza sui fenomeni di disagio lavorativo (es. formazione sullo stress e il burnout), ma anche lo sviluppo di competenze che possono facilitare la gestione dello stress, quali la comunicazione assertiva, la gestione del tempo, tecniche di rilassamento.

Azioni di prevenzione dirette alla persona

L’obiettivo è di agire a favore dei singoli individui, riducendone lo stress percepito o fornendo strumenti per poterlo gestire al meglio. In questa categoria rientrano gli sportelli di ascolto psicologico o tutte le iniziative per gestire situazioni particolarmente stressanti, come gli incidenti sul lavoro, ma anche violenze, molestie o aggressioni da parte di terzi. 

Se stai cercando una figura competente in materia per affiancarti nella prevenzione dei rischi psicosociali nella tua azienda, contattami.

Prevenzione rischi psicosociali

Bibliografia

Avallone F., Paplomatas A. (2005) Salute organizzativa. Psicologia del benessere nei contesti lavorativi, Raffaello Cortina.

Balducci C. (2015) Gestire lo stress nelle Organizzazioni, il Mulino.

Bisio C. (2009) Psicologia per la sicurezza sul lavoro. Rischio, benessere e ricerca del significato, Giunti OS.

COX T., GRIFFITHS A., RIAL-GONZÀLEZ E. (2000) Research on work-related stress. European agency for safety and health at work, EU-OSHA AGENZIA EUROPEA PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO, Lussemburgo. Traduzione italiana “Ricerca sullo stress correlato al lavoro” 

Fraccaroli F., Balducci C. (2011) Stress e rischi psicosociali nelle organizzazioni, Il Mulino.

ISPESL (a cura di, 2009) PRIMA-EF, guida al contesto europeo per la gestione del rischio psicosociale una risorsa per i datori di lavoro e per i rappresentanti dei lavoratori, ISPESL.

Maslach C. (1992) La sindrome del burnout. Il prezzo dell’aiuto agli altri, Cittadella editrice.

Maslach C. e Leiter M. P. (2023) Il benessere sul lavoro. Come evitare il burnout e valorizzare le relazioni professionali, Giunti.

Pellegrino F. et al (2005) Burn-out, mobbing e malattie da stress. Come valutare il rischio psicologico e organizzativo-sociale, Positive press.