Rimuginare significa inseguire un ciclo di pensieri e preoccupazioni per possibili conseguenze alle proprie azioni. Chi rimugina, solitamente, rimane bloccato nel pensiero che si autoalimenta, cresce e può svilupparsi all’infinito.
La tendenza a rimuginare è una trappola mentale che congela l’energia e impedisce di vivere pienamente il presente: il procedere infinito di pensieri ripetitivi, preoccupazioni e “cosa succederebbe se” sospende la messa in atto di qualunque proponimento. Nella Psicoterapia della Gestalt, il rimuginio viene considerato un blocco del naturale flusso di contatto con le proprie emozioni e la messa in azione: anziché ascoltare le sensazioni che provo e trovare soluzioni nel presente per dare loro risposta, mi perdo in un circolo apparentemente logico di pensieri.
Il flusso di pensieri ipotetici “e se…/se io faccio… allora vedrai che” non porta a soluzioni, ma aumenta l’ansia.
Il fatto che sia la mente a produrre questi nessi (a prima vista) logici, porta a sopravvalutare il valore del ragionamento, misconoscendo la portata delle emozioni che sottostanno ad esso, e che costituiscono la vera fonte di informazione di valore per il benessere della persona.
È fin troppo facile dare ragione a un pensiero apparentemente logico.
È molto più difficile riconoscere e ascoltare la paura che lo ha generato.
La terapia, quindi, mira a interrompere il flusso di pensiero, per riportare l’attenzione sul presente e sui vissuti emotivi.
A cosa serve rimuginare?
Il rimuginio è un meccanismo che mettiamo in atto per rassicurarci e ritardare un’azione/una situazione che ci fa paura. Anziché affrontare ciò che dovrei, mi riparo nei pensieri ipotetici per darmi ragione della paura che si muove in sottofondo, e che ho difficoltà ad esplicitare.
È un ripiegamento verso di sé dell’energia che ci servirebbe per affrontare la vita: anziché agire, si pensa all’azione (e a tutte le sue possibili conseguenze), anziché provare emozione, si trasforma l’emozione in un circuito di ragionamento.
In questo senso è emblematica la scena di Ecce bombo di Nanni Moretti, che puoi vedere qui:
Anziché accettare l’invito e andare alla festa, Michele si perde nella valutazione di cosa potrebbe accadere, o come potrebbe comportarsi, e come gli altri potrebbero giudicarlo o interagire con lui. Apparentemente riversa sull’amico il suo flusso di pensiero, ma quella che ascoltiamo è solo la voce della paura.
Tre passi per fermare il circolo vizioso del rimuginio
La psicoterapia della Gestalt non si occupa di analizzare il rimuginio, ma di agire sulle cause che lo producono: contattare le emozioni e imparare a dirigere l’azione verso l’esterno (la vita), anziché verso l’interno (se stessi).
È lo stesso meccanismo che puoi provare ad adottare per aiutarti a uscire dal rimuginio. Un percorso con una professionista aumenta l’efficacia dei tentativi che si possono compiere da soli, tuttavia è possibile iniziare a fare qualche prova, partendo da qui:
- Uscire dalla mente per ascoltare il corpo e le emozioni
Ferma il flusso di pensiero e inizia ad ascoltare il corpo. Poni attenzione al respiro, fai caso alla velocità con cui inspiri ed espiri l’aria. Prova a rallentare i cicli della respirazione e ascolta cosa accade nel tuo corpo.
Se la corsa dei pensieri ti porta a vivere nella testa, fermati e posizionati in modo da appoggiare i piedi al suolo. Presta attenzione al tuo corpo, senti quanto è pesante e quanta concretezza ha. Molto più della fumosità dei pensieri! La vita è nel corpo, non è nella testa.
- Trasformare il “e se…” in “come mi sento”?
Il rimuginio si nutre di possibilità, spesso talmente bizzarre da diventare paradossali (come nella scena di Michele in “Ecce bombo”).
Fermati un attimo e osserva i tuoi rimuginii: quanto c’è di vero, oggi, nelle possibilità che stai immaginando? Sono opzioni che vivono nella tua testa, o sono dati di fatto nel momento attuale?
Se stai rimuginando, sono possibilità che stai ipotizzando.
Smetti quindi di pensare a “cosa potrebbe accadere se” e concentrati su di te. Come ti senti? Quali emozioni provi? Cosa stai evitando di fare, a causa della paura?
- Accompagnarsi all’azione (con gentilezza)
Ora che hai capito quali emozioni stai provando, usale per agire.
Hai paura di prendere una decisione? Prova a fare un’analisi delle diverse possibilità (es. costi e benefici), o chiedi aiuto a qualcuno che possa supportarti.
Hai timore di fallire? Concentrati su cosa accade mentre ritardi le tue azioni, ad esempio: quali occasioni stai perdendo, mentre rimani inattiva/o? Cosa potrebbe rassicurarti nell’agire? Trova la risposta e accompagnati con gentilezza verso l’azione.
Ti preoccupi di rompere il rapporto con qualcuno? Questo accade, ad esempio, quando rimuginiamo sulla rabbia che proviamo verso un’altra persona, anziché esprimerla. Prova a formulare un modo per esprimere le tue idee che non ferisca l’altro. Se vuoi qualche suggerimento, leggi come importare un messaggio attraverso la comunicazione non violenta.
Conclusione
Smettere di rimuginare non significa svuotare la mente, ma riempirla di consapevolezza del presente. Riconosci il rimuginio come un blocco all’azione. Accetta il pensiero, ma riporta l’attenzione al corpo, all’emozione che provi e vivi il presente. Ricorda che l’inattività aumenta l’ansia e non può che peggiorare il modo in cui ti senti adesso.
La capacità di interrompere i rimuginii può migliorare attraverso la psicoterapia. Contattami per individuare il percorso più adatto alle tue esigenze.
