Burnout. Quando il lavoro diventa sofferenza

burnout

Il burnout è una sindrome che può affliggere i lavoratori che vivono una condizione di stress prolungato, alla quale non riescono più a reagire. Il termine è inglese e significa letteralmente “scoppiato”, “bruciato”. Esprime infatti una condizione nella quale la persona ha completamente esaurito le proprie energie psicofisiche.

Questa sindrome è stata definita intorno agli anni ’70, studiata inizialmente in quelle professioni di aiuto che vedono i lavoratori impegnati nell’assistere o supportare le altre persone: infermieri, medici, operatori socio-sanitari, psicologi, insegnanti, educatori, ecc. Oggi si ritiene che il burnout non riguardi esclusivamente queste professioni, ma che possa insorgere anche in altri contesti lavorativi.

Il burnout e i suoi sintomi

Il burnout è stato descritto come una condizione caratterizzata da tre aspetti (C. Maslach):

  1. Esaurimento emotivo: il lavoratore si sente prosciugato, esausto, incapace di rilassarsi e di recuperare;
  2. Depersonalizzazione/cinismo: la persona assume un comportamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e degli altri, un atteggiamento di indifferenza che ha lo scopo di proteggerla da ulteriori influenze della fonte di stress;
  3. Ridotta realizzazione personale: la persona arriva a percepirsi come incapace e inadeguata al lavoro, la sua autostima crolla.

Le conseguenze del burnout affliggono sia il lavoratore, che vive una forte condizione di disagio, che la sua organizzazione di appartenenza, poiché questa sindrome può determinare assenteismo, bassa produttività, elevato turnover. 

Come ogni altro fenomeno umano, il burnout può presentarsi ed intervenire con modalità diverse sulle persone. Non è detto che due lavoratori sottoposti alla medesima fonte di stress, per lo stesso periodo, reagiscano allo stesso modo. Esistono tuttavia dei fattori di rischio, che è importante prevedere e controllare sia a livello del singolo che della sua organizzazione di appartenenza, come ad esempio il sovraccarico di lavoro, una mancanza di controllo sul proprio lavoro, l’assenza di gratificazioni o la percezione di iniquità.

Anche i lavoratori autonomi e gli imprenditori possono essere soggetti al burnout: il forte investimento nell’attività professionale, la rincorsa ai clienti e le responsabilità di un’attività in proprio possono costituire fonti di stress, se non ci si ritaglia un adeguato tempo per il riposo.

I sintomi

Alcuni indicatori della presenza di una condizione di burnout nella persona possono essere, ad esempio:

  1. stati di ansia, forte irritabilità;
  2. rabbia e risentimento;
  3. pessimismo, vissuti di forte tristezza, crisi di pianto;
  4. scarsa autostima o senso di inefficacia;
  5. tendenza ad ammalarsi spesso;
  6. condizione di stanchezza perenne, esaurimento delle energie fisiche;
  7. isolamento dai colleghi;
  8. perdita di attenzione e difficoltà a concentrarsi.

Raramente chi vive una condizione di burnout riesce a dare un nome adeguato alla propria condizione di malessere. Spesso sono i colleghi, i datori di lavoro, il medico competente o lo psicologo clinico del lavoro a riconoscere questo tipo di condizione. È dunque utile che i lavoratori ricevano adeguata formazione per poter comprendere tale fenomeno, prevenirlo e supportare chi ne soffre.

Che fare quando si vive una condizione di burnout?

Per prima cosa rivolgersi al proprio medico per valutare un periodo di riposo, e poi cercare un supporto psicologico, che aiuti a prendere confidenza con il proprio disagio  e a individuare le cause dell’esaurimento sul piano psichico: spesso è il nostro modo di affrontare il lavoro e farci carico dei problemi a determinare il sovraccarico di stress.

Se vuoi supporto per problematiche di stress lavorativo e burnout, contattami.

Fonti web

Documento INAIL sul burnout negli insegnanti

Guida ISPESL su stress e burnout nelle professioni sanitarie

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