Blue Monday: tristezza e depressione

tristezza e depressione

Oggi è il Blue Monday (lunedì triste), la giornata che, secondo alcuni calcoli statistici, vince il primato di più triste dell’anno.

È davvero possibile quantificare la tristezza con un calcolo statistico? Sulla pagina di wikipedia dedicata al Blue Monday potrete trovare molte informazioni, compresa l’equazione alla base di questa elaborazione.

Al di là di quanto sia vera o meno l’esistenza di un “Blue Monday”, questa può essere l’occasione per una riflessione sulla tristezza e sulla depressione.

Il significato della tristezza

Come ogni emozione, la tristezza in psicologia viene descritta come una reazione spontanea e immediata del nostro organismo ad uno stimolo, che sia interno (come i pensieri) o esterno (qualcosa che accade).

Nello specifico, il significato psicologico della tristezza corrisponde a un senso di dolore non tanto fisico, quanto psichico. Si presenta specialmente quando avvertiamo la mancanza di qualcosa o qualcuno per noi importante. Si può trattare anche della perdita di qualcosa che non abbiamo mai avuto, ma nel quale speravamo.

La reazione che, a livello fisico, rende più evidente tale emozione è il pianto. Una reazione che può presentarsi in modo consapevole (quando sappiamo cosa l’abbia provocato), ma anche in uno stato di non consapevolezza del motivo per cui piangiamo.

La tristezza si può accompagnare ad altre emozioni, quali la rabbia o la paura. Sono le emozioni che, non a caso, costituiscono le componenti principali della reazione al lutto.

L’emozione di tristezza ha il senso psicologico di farci avvertire la perdita, in modo da poter reagire cercando una risposta che colmi la mancanza. Questo però può accadere solo dopo che ne abbiamo preso consapevolezza, anche perché si tratta di un’emozione che porta alla passività. Di fronte ad essa, la reazione più immediata è di chiudersi in se stessi e ridurre il dispendio di energie. Solo dopo una rielaborazione del sentire, sarà possibile aprirsi a un atteggiamento diverso.

Un esempio di questo si trova nel cartone animato Inside out. Il film racconta proprio come la tristezza sia un’emozione fondamentale per sbloccare situazioni difficili, aiutandoci ad individuare la soluzione migliore.

Quando la tristezza non passa

Le emozioni sono reazioni repentine che coinvolgono, a livello fisiologico, tutto il corpo. La loro influenza sul nostro benessere è dovuta al fatto che, perdurando o colorando in un certo modo le nostre giornate, finiscono con l’incidere sul nostro stato d’animo, sul nostro umore.

La reazione di tristezza ad un evento significativo per la persona può portarla ad assumere uno stato d’animo di sconforto e malinconia. Questa condizione può protrarsi nel tempo per più giorni consecutivamente, diventando uno stato abituale dell’umore.

Quando questo stato d’animo costituisce una fase dell’esistenza della persona, a cui seguono emozioni diverse e una maggiore serenità, si tratta di un fenomeno ordinario. Al di là degli stereotipi pubblicitari, le nostre vite sono fatte di un alternarsi di condizioni emozionali diverse, dovute alle vicissitudini con cui ci si confronta giorno per giorno. Non esiste un essere umano che nella vita abbia provato solo gioia. Come cantava Tonino Carotone:

È un mondo difficile

E vita intensa

Felicità a momenti

E futuro incerto

Occorre fare i conti con una condizione esistenziale dove i momenti difficili, prima o poi, si verificano.

La depressione

Se la persona ha difficoltà a riemergere dalla tristezza da diverse settimane, se non vede una possibilità di riscatto, se non mostra altre emozioni al di là di questa oppure quando il pianto è una reazione molto frequente (es. più volte la settimana senza un motivo apparente), allora è il caso di prendere consapevolezza di una condizione di difficoltà.

Per chi ha un contatto intimo con un depresso l’aspetto più evidente è di sentire il peso delle emozioni dell’altro. La rabbia, la tristezza, il senso di scoramento, il senso di colpa, il lamento possono risuonare nei dialoghi e nei rapporti che costruisce chi soffre di depressione. Le emozioni sono contagiose e possono condizionare chi vive vicino alla persona depressa.

La diagnosi di un disturbo deve però essere lasciata alla valutazione degli esperti psicologi e medici. Infatti, non tutte le persone che soffrono di depressione manifestano apertamente la loro tristezza, oppure rifuggono dal contatto con gli altri o diventano passive alla vita. Molte si mostrano sotto una veste di apparente equilibrio mentre è solo nella loro intimità che si permettono di esprimere ciò che stanno provando. Per inconsapevolezza o per motivi di necessità cercano di mandare avanti tutto come se niente fosse.

Inoltre, la verifica di uno stato depressivo prevede un insieme di parametri oggettivi che devono essere considerati, oltre al vissuto emotivo.

In conclusione, quando una persona ha difficoltà ad uscire da una condizione di disagio o quando ha bisogno di aiuto per rapportarsi con chi ha vicino, la cosa migliore da fare e rivolgersi ai professionisti esperti di salute e benessere psicologico.

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